Grosseto e Roselle
La rinascita della Maremma bonificata
Approfondimenti
Roselle
Roselle antica sorgeva su una collina di forma ellittica comprendente due rilievi separati da una valle nella quale era posto il centro della comunità in tutte le epoche. Anche se sono attestate tracce di frequentazione durante la Preistoria e la Protostoria, Roselle diviene città in epoca Etrusca nel VII°secolo a.C. Il luogo in cui la città sorge si trova in un’ottima posizione, in alto per essere ben difendibile e in modo da permettere il controllo dell’attuale pianura di Grosseto, in antico occupata dal Lago Prile, un’ampia laguna costiera comunicante con il mare.
Nel 294 a.C, ad opera del console Lucio Postumio Megello, Roselle fu conquistata dai Romani e lo storico Tito Livio (X, 37, 3) così ricorda la conquista: "l’esercito fu trasferito nel territorio di Roselle e qui non solo furono devastate le campagne, ma fu anche espugnata la città; più di duemila uomini furono fatti prigionieri, un po’ meno furono uccisi intorno alle mura". Nel I°sec. d.C Roselle fu interessata da un'intensa attività edilizia e monumentale, determinata dalla protezione augustea e ad opera di potenti famiglie locali. Con la fine dell’impero fu interessata dalla decadenza tipica di questo momento storico e nel Medioevo, pur essendo sede vescovile, divenne un centro modesto, con un’estensione molto ridotta nell quale furono spesso utilizzate strutture preesistenti. Dopo il 1000 la città venne progressivamente abbandonata, e nel 1138, una bolla di Papa Innocenzo decretò il trasferimento della diocesi nel vicino nascente centro di Grosseto. George Dennis, diplomatico e viaggiatore inglese del XIX sec. descrive così la profonda solitudine del luogo quando si recò a visitarne le rovine: “…una solitudine selvaggia di pietre e di cespugli spinosi - tana della volpe e del cinghiale, del serpe e della lucertola - visitata solo dal mandriano e dal pastore...., Nella zona centrale la città offre la possibilità di visitare i ruderi delle Terme Adrianee (120 d.C.) che furono costruite durante il regno dell’imperatore Adriano. Realizzate con una forma ad L, sono caratterizzate dalla presenza di una piscina e dai tipici ambienti termali, sulle strutture termali venne poi costruita una in età altomedievale riutilizzando le strutture preesistenti sede vescovile più antica dell’attuale diocesi proprio da qui traslata. All’esterno si estendeva un cimitero strutturato a terrazze. Adiacenti alcuni ambienti, che si affacciano direttamente sul decumano, erano utilizzati come botteghe (tabernae); in alcuni casi si conservano i ripiani rettangolari dove venivano deposte le merci. Sotto il lastricato del foro, realizzato in età romana, si distinguono le costruzioni etrusche più antiche (VII-VI sec. a.C): il cosiddetto “edificio con recinto” costituito da un unico vano con due recinti – forse un luogo di culto - e la costruzione, denominata “edificio a due vani”, con due stanze rettangolari, anch’essa adibita a funzione pubblica. Il Foro invece rappresentava la piazza principale della città romana, il centro politico, religioso e commerciale della comunità. Attorno alla piazza si affacciano edifici pubblici e templi in onore delle divinità e degli imperatori. Il lato orientale del Foro era delimitato da una strada basolata, il cardo maximus, che costituiva uno degli assi viari principali della città, quello con direzione Nord-Sud. Sul suo tracciato sono evidenti i solchi dovuti all’azione delle ruote dei carri. Qui si affaccia la basilica romana che rappresenta uno dei fulcri della vita pubblica di età romana. Sul lato settentrionale del foro (I°sec. d.C.) sorgono alcuni edifici, tra cui la Curia, destinata a luogo di pubbliche riunioni, e la Basilica dei Bassi con funzione celebrativa di questo potente clan locale e da dove proviene un ciclo statuario rappresentante i personaggi della famiglia, identificati mediante iscrizione. Nello spazio di fronte è visibile un tempio etrusco di cui oggi rimangono resti del podio. Dalla piazza, sul lato sud, si accede alla sede dei Flamines Augustales, sacerdoti addetti al culto imperiale. L’edificio ospitava un ciclo statuario dedicato alla famiglia imperiale Giulio Claudia. A fianco è il podio di un piccolo tempio dedicato al divo Augusto. Sempre in questa zona la Domus dei mosaici (I° sec d.C) costituisce un esempio di abitazione con cortile centrale e bacino per la raccolta dell’acqua. Nella parte meridionale erano situate le terme. A ovest si affaccia sulla vallata un cortile colonnato (peristilio) con grande piscina. Gli ambienti erano arricchiti da pavimenti a mosaico o in marmi policromi. In età arcaica nella collina sud aveva sede un quartiere a vocazione artigianale. Sono ancora visibili alcuni forni per la cottura della ceramica. In età romana la collina era occupata da abitazioni regolarmente distribuite lungo una strada acciottolata. Nella parte più a nord troviamo invece l’anfiteatro con la caratteristica forma ellittica e dotato di quattro accessi, due scoperti e due coperti. L’arena centrale era delimitata da file di gradinate per gli spettatori. In corrispondenza di uno degli ingressi dell’anfiteatro si conservano i resti di un’abitazione con cortile centrale (atrio) intorno a cui si articolano gli altri ambienti. Ai margini della città verso le mura si trova un edificio etrusco molto particolare che presenta una planimetria di forma quadrangolare, con al centro una corte con vasca per la raccolta dell’acqua piovana. Infine le mura che recingono le pendici delle due colline per 3180 metri. Realizzate con blocchi lapidei di grandi dimensioni, uniti a secco, cavati immediatamente all’interno della città.
Leopoldo II "Canapone"
A Grosseto, in piazza Dante, detta delle Catene, si trova un grande monumento detto di Canapone, soprannome dato dai Maremmani al Granduca Leopoldo II° di Toscana a causa dei capelli color canapa. La statua in marmo fu realizzata dallo scultore Luigi Magi poco prima della metà dell'Ottocento e la sua collocazione al centro di piazza delle Catene risale alla primavera del 1846.
La statua centrale rappresenta il Granduca Leopoldo II°, a cui è dedicata l'opera. Canapone presenta un volto rilassato, con la caratteristica barba e lo sguardo rivolto alla sua sinistra verso la donna dal volto triste che sorregge con la mano sinistra sollevandola da terra. La donna è la madre del bambino morente che si appoggia con la testa sulla sua coscia sinistra e costituisce la rappresentazione allegorica della Maremma che tiene i figli morenti e guarda il Granduca con speranza. Con la mano destra, il Granduca, tiene un bambino nudo, di età superiore all'altro, che schiaccia con un piede un serpente che, al tempo stesso, viene morso da un grifone. Allegoricamente, questo bambino tenuto per mano dal Granduca rappresenta il cambiamento positivo che Leopoldo II° di Lorena è riuscito a dare per il futuro della terra di Maremma, contribuendo a debellare la malaria che viene rappresentata dal serpente schiacciato, alla cui uccisione collabora anche il grifone che rappresenta la città di Grosseto, simbolo che appare nello stemma comunale. Ma chi era il protagonista? Perchè è tanto amato dai Grossetani? Leopoldo II°, Giovanni Giuseppe Francesco Ferdinando Carlo d'Asburgo-Lorena era nato a Firenze il 3 ottobre del 1797 e morto a Roma il 28 gennaio 1870. Figlio secondogenito del Granduca Ferdinando III° di Toscana e di Luisa Maria Amalia di Borbone-Napoli, Leopoldo visse la sua prima giovinezza nei territori del Sacro Romano Impero, dove il padre si era rifugiato dopo l'invasione napoleonica. Divenne principe ereditario "in pectore" del Granducato di Toscana nel 1800, alla morte del fratello maggiore Francesco Leopoldo. Seguì il genitore in esilio dapprima a Vienna e poi, nel 1803, a Salisburgo. Leopoldo nel marzo del 1805 venne costretto ad abbandonare anche questa città per l'incalzare della nuova guerra tra Austria e Francia rivoluzionaria e per questo si trasferì a Würzburg, dove la famiglia si stabilì in quello che era l'antico palazzo vescovile. Durante questi tormentati anni, Leopoldo riuscì a studiare molto con tutori tedeschi ed italiani, mostrando una particolare attenzione per le materie letterarie. Rientrò a Firenze il con il padre 15 settembre 1814, dopo la prima abdicazione di Napoleone, bene accolto dai sudditi anche per la politica del padre, che non effettuò epurazioni o vendette verso coloro che avevano collaborato col governo francese. Il giovane erede al trono si fece amare dai toscani anche per il carattere mite e il comportamento informale, oltre che Canapone fu simpaticamente soprannominato "Broncio" a causa del labbro inferiore leggermente sporgente che gli dava sempre un'aria triste (ma in realtà al giovane principe non aveva un carattere cupo e anzi non difettava di una certa prontezza di spirito). Completò i propri studi seguendo lezioni di giurisprudenza, arte e letteratura, occupandosi persino di agricoltura per la quale dimostrerà sempre una grande attenzione. Si pose come obiettivo personale la raccolta, lo studio e la riordinazione di tutti gli scritti di Galileo Galilei e pubblicò un'edizione delle poesie di Lorenzo de' Medici da lui personalmente curata, fatto che gli valse la nomina a membro dell'Accademia della Crusca. Nel 1817 Leopoldo sposò Maria Anna Carolina di Sassonia, alla quale fu particolarmente legato e dalla quale ebbe tre figlie. Fu l’ultimo Granduca di Toscana regnante, assunse il governo il 18 giugno 1824 alla morte del padre Ferdinando III°. Dal punto di vista politico, il governo di Leopoldo fu in quegli anni il più mite e tollerante negli stati italiani: la censura, affidata al dotto e mite Padre Mauro Bernardini da Cutigliano, non ebbe molte occasioni di operare e molti esponenti della cultura italiana del tempo, perseguitati o che non trovavano ambiente ideale in patria, poterono trovare casa in Toscana, tra cui Giacomo Leopardi, Alessandro Manzoni, Guglielmo Pepe, Niccolò Tommaseo. Scrittori e intellettuali toscani come Francesco Domenico Guerrazzi, Giovan Pietro Vieusseux e Giuseppe Giusti, che in altri stati italiani avrebbero sicuramente passato dei guai, poterono operare invece in tranquillità. In merito divenne celebre la risposta del Granduca all'ambasciatore austriaco che si lamentava che "in Toscana la censura non fa il suo dovere", e al quale prontamente il Granduca ribatté seccato "ma il suo dovere è quello di non farlo!". La figura di Leopoldo II è legata indissolubilmente alla Maremma poiché fu autore della colossale impresa di bonifica del territorio. Questi infatti, nel 1828, diede inizio alle opere in una Maremma allora terra paludosa e malsana. Un “esercito” di circa 4000 uomini, composto da ingegneri, idraulici ed operai, si mise al lavoro. Nel 1830 fu aperto il primo canale diversivo lungo otto chilometri e poi ampliato a diciasette; nel 1834 fu ultimato il secondo canale; poi fu la volta dei canali emissari; il lavoro continuò in modo spedito fino al 1848. Successivamente gli eventi politici ed economici del Granducato iniziarono progressivamente ed inevitabilmente ad influire sull'opera. Il 21 luglio 1859, dopo l’armistizio di Villafranca, Leopoldo II° abdicò e lasciò da prima l’Italia per poi recarsi nello Stato Pontificio dove a Roma morì nel 1870. La cifra spesa per la bonifica aveva superato i 20 milioni di lire toscane, una somma enorme per il tempo. Non aveva avuto il tempo per portare a compimento l'opera di bonificamento, ma la figura di Canapone era entrata di diritto nei cuori dei maremmani, tanto da risultare l'uomo politico più apprezzato di sempre.
Museo di Storia Naturale della Maremma
Il Museo si presenta come un contenitore culturale e un luogo di dialogo tra la comunità scientifica e il pubblico, per mezzo di visite guidate, attività didattiche, progetti speciali, mostre, conferenze, convegni. Le sale, dedicate alle scienze della terra, ai minerali, alle rocce e ai fossili, raccontano la storia complessa e antica di questo territorio. Le sale espositive si dividono in due grandi sezioni: quella dedicata alle scienze della terra e quella dedicata alle scienze della vita.
La sezione Scienze della terra è incentrata sull'evoluzione geologica e paleontologica di Grosseto e la Maremma, con numerosi campioni di minerali, rocce e fossili. Si divide in due sale principali: la sala minerali e rocce e la sala paleontologia. Particolare spazio è stato dedicato all'Oreopithecus bambolii, simbolo del museo, ricostruito in modello tridimensionale a dimensioni naturali, sulla base dello scheletro rinvenuto a Baccinello nel 1958: all'animale è stato dedicato un intero diorama con ricostruzione della flora e della fauna coeva. Tra le varie esposizioni troviamo, selci e manufatti che documentano le culture preistoriche in Maremma.
Per passare alle sale della scienza della vita il visitatore attraversa un corridoio la cui scura parete è animata da fluorescenti disegni che rappresentano l'albero della diversità dei viventi, ordinate in termini di complessità, dai procarioti fino ai mammiferi. La sezione Scienze della vita espone al visitatore campioni e modelli ambientati nei loro habitat elettivi, a partire dalla grande sala dell'acqua, in cui viene rappresentato il mare, la costa e le aree umide costiere. Al secondo piano la sezione si divide in due sale principali, la sala degli ambienti costieri e collinari e la sala degli ambienti alto-collinari e montani, oltre a spazi per l'attività didattica e una ricostruzione a scala reale di una grotta
L’articolazione è improntata a due principali stili: una trattazione ispirata a criteri di tipo sistematico o cronologico e un approccio descrittivo degli habitat e delle loro relazioni ecologiche. In entrambi i casi, gli oggetti esposti vengono svincolati da un contesto statico e inseriti in una dimensione più moderna e comunicativa. Il contemporaneo utilizzo di diverse tipologie espositive (pannelli, vetrine, diorami, postazioni multimediali) dà luogo ad un modello comunicativo complesso, differenziato per argomenti e per tipologia di utente. Lungo il percorso espositivo vengono spesso alternate informazioni di dettaglio sui campioni esposti e approfondimenti su argomenti di interesse generale; ciò consente di realizzare contestualmente una trattazione esaustiva della realtà propria del contesto ambientale specifico, senza rinunciare alla descrizione di argomenti di carattere generale, spesso propedeutici alla corretta comprensione di altri concetti. Un ulteriore elemento fondante del Museo sono le isole didattiche, importanti elementi di supporto e di approfondimento alla semplice visita guidata; si tratta di spazi fisicamente distinti dalle strutture espositive, all’interno dei quali gli studenti possono seguire lezioni su temi specifici e sviluppare esperienze dirette, attraverso la manipolazione di campioni. Il Museo è fornito di una ricca biblioteca specialistica consultabile su richiesta e in rete, inoltre è impegnato nella pubblicazione della rivista scientifica annuale degli “Atti del Museo di Storia Naturale della Maremma”.
L’ultima parte del Museo è stata infine dedicata alla Citizen Science, infatti da alcuni anni il Museo è attivo nella promozione e nello sviluppo di iniziative di scienza partecipata (Citizen Science) a livello locale, nazionale ed internazionale (è socio fondatore dell' Associazione Europea di Citizen Science). Questo campo, in continua espansione, si pone l’obiettivo di avvicinare scienziati e cittadini, in un processo partecipativo che coinvolge un crescente numero di discipline.