A Magliano in Toscana (GR), appena fuori dalle mura del paese dietro alla quattrocentesca chiesa della Santissima Annunziata, si trova un oliveto con piante molto antiche e qui si trova l'incredibile "olivo della Strega", censito tra gli alberi monumentali della Toscana con un'età stimata di oltre 3500 anni che di fatto colloca questa pianta tra i più vecchi olivi conosciuti al mondo. La pianta presenta un enorme tronco con una circonferenza alla base di otto metri e mezzo, attualmente non ha un'altezza eccezionale, se si pensa che esistono olivi che raggiungono anche i 20 metri.
Il fusto è composto da una massa allungata di legno dall'aspetto contorto e tormentato che sembra quasi una roccia o una curiosa scultura. La parte viva della pianta si trova rivolta a sud. Nel corso dei secoli le parti più antiche, morendo, sono state sostituite da altre più giovani e così l'ulivo è come migrato verso il sole, verso la luce, lasciando a nord le parti morte del tronco Su questo patriarca arboreo millenario si raccontano tante leggende e fatti di cronaca come quello che un lunedì di Pasqua la pianta riuscì ad ospitare sui suoi rami tutta la filarmonica del Paese composta da ben 40 elementi che così sistemati si esibirono di fronte alla popolazione. Il nome di "olivo della strega" ha varie teorie e c’è chi vede questo albero protagonista di una serie di leggende agli albori del cristianesimo quando, attorno alla pianta, venivano celebrate feste campestri in onore delle divinità silvane ancora venerate dai pagani. Altri racconti fanno risalire il nome al medioevo, asserendo che sotto l'olivo di Magliano avveniva la riunione di tutte le streghe della maremma. La festa, alla quale partecipavano anche fauni e centauri, per tradizione si svolgeva la notte di San Giovanni, tra il 23 e il 24 giugno, data che è tradizionalmente legata ai riti pagani del solstizio d'estate. La leggenda più diffusa è quella che narra di una strega che ogni venerdì, durante i suoi riti sabbatici, danzava intorno all’albero costringendo così la pianta a contorcersi fino ad assumere le forme attuali. Al termine del rito poi la strega si trasformava in un enorme gatto dagli occhi infuocati e rimaneva a vegliare l’albero tutta la notte. Altre versioni della storia narrano che l’albero raddoppiava di dimensioni e via fantasticando. Altri racconti popolari riportano che nello stesso uliveto esisteva un'altra pianta particolare che un miracolo aveva costretto a produrre fagioli, o fave, invece delle olive. Al di là delle storie di streghe, è emozionante trovarsi al cospetto di questo albero millenario circondato da altri vecchi ulivi dai quali è riconoscibile oltre che per le dimensioni, anche per una recinzione che lo protegge dai numerosi visitatori.
La coltivazione della vite a Scansano e zone limitrofe ha origini antichissime, la testimonianza della sua presenza ci porta fino agli Etruschi, dimostrata dai ritrovamenti di attrezzi agricoli per la potatura e raccolta delle uve presso il sito archeologico di Ghiaccioforte. Nel periodo medioevale interessanti citazioni di studiosi e ricercatori esaltano l’eccellenza delle condizioni pedo-climatiche che l’area Scansanese offre per la preziosa coltura della vite. Governanti e feudatari nel medio evo riconobbero la necessità di concedere, distinguendole, terre adatte per questa coltura, che ebbe particolare protezione con apposite norme statutarie.
In occasione delle lottizzazioni di terreni feudali e comunali, erano infatti indicate esplicitamente le concessioni di terre in zone a vocazione viticola: negli statuti della Comunità del Cotone, in quello di Montorgiali e in quello di Scansano le norme stabilite per la protezione delle viti e dell’uva erano molto severe, tanto che stabilivano una multa per i possessori di animali che provocavano danno alle vigne. Le prime notizie storiche documentate, o scientificamente ordinate, di questo famoso vino risalgono agli inizi del 1800: precisamente è del 1813 una lettera indirizzata al Vice - Prefetto del Circondario di Grosseto dal “Maire della Comune di Scansano”, nella quale comunica la produzione nell’anno precedente di 5.540 ettolitri di vino in gran parte di qualità superiore. A metà dello stesso secolo risulta esistere all’orto Botanico di Pisa un tronco di vite alto cinque braccia e con circonferenza di quattro – 2,92 mt. x 2,36 mt. – proveniente da “Castagneta Valle”, in Comune di Scansano (memoria letta da Luigi Villafranchi-Giorgini alla Società Agraria Grossetana, 1847). Nel 1884 in uno studio sullo sviluppo dell’agricoltura, dell’industria e del commercio nella provincia di Grosseto, Giacomo Barabino riporta l’alta qualità dei vini di Magliano, di Pereta e di Scansano. Il 21 dicembre del 1884 Luigi Vannuccini, socio ordinario dell’Accademia dei Georgofili, tiene in Scansano una conferenza per sostenere la necessità di una cantina sociale. Pochi anni dopo inoltre, in materia di notizie di carattere storico sulla viticoltura Scansanese, pubblicò una monografia sulla “Coltivazione della vite a basso ceppo con sostegni ad un solo sperone o tralcio a frutto nel territorio scansanese in relazione alle viti ad alberello o a cornetto senza sostegno”. A dimostrazione del radicamento della tradizione vitivinicola nel territorio, si tiene a Scansano dal 1969 la “Festa dell’Uva”, festeggiamenti legati al periodo della vendemmia, nelle decine di cantine medievali del paese, a loro volta testimonianza della diffusa consuetudine popolare della produzione per consumo familiare e vendita. Una pubblicazione dell’Ispettorato Provinciale dell’Agricoltura di Grosseto sulla “Viticoltura Grossetana”, edita nel 1972, riportando i risultati di una ricerca storica sulle origini e sulla espansione della vite nelle zone collinari della Provincia, conferma la preminente importanza dei vini dello Scansanese, noti da oltre un secolo per l’eccellente qualità e serbevolezza. La coltivazione della vite e la produzione del vino a Scansano hanno quindi raggiunto il riconoscimento della Denominazione di Origine Controllata nel 1978, e nel 2006 la Denominazione di Origine Controllata e Garantita. La zona geografica delimitata comprende la zona collinare a sud–est della Provincia di Grosseto, tra i fiumi Ombrone e Albegna, che include l’intero territorio del Comune di Scansano, buona parte di quello di Magliano in Toscana e parte minore dei territori comunali di Manciano, Grosseto, Campagnatico, Semproniano e Roccalbegna. La zona interessata comprende una fascia collinare e pedecollinare, che da nord e da est degrada a sud verso la pianura di Albinia e ad ovest verso il litorale tirreno e la pianura Grossetana. La temperatura media oscilla intorno ai +15.0°, con + 7.0° e + 24,0° rispettivamente per i mesi invernali e i mesi estivi. La piovosità media è di circa 620 mm. Le precipitazioni sono concentrate nei mesi autunno-invernali dove sono frequenti rovesci temporaleschi con primavere ed estati molto aride. Il clima della zona è caldo-arido e la siccità ricorrente, rappresenta il principale fattore limitante delle produzioni agricole. La piovosità si concentra nei mesi da novembre ad aprile, con tendenziale concentrazione sulle zone orientali. Morfologicamente la zona è caratterizzata da rilievi collinari che hanno prevalenza su altipiani di limitata estensione. I rilievi maggiori sono nella parte nord del comprensorio e costituiscono il crinale principale di spartiacque dei bacini Ombrone ed Osa-Albegna. La media prevalente dell’altitudine è di 250 metri s.l.m., limitandosi in alcune zone marginali delle aree più basse ai 30 – 40 metri. L’altitudine massima è di 566 metri s.l.m. Da Poggioferro a Scansano la giacitura del terreno, degradando verso il litorale Tirreno, a parte il rilievo di Montebottigli, diventa sempre meno accidentata e tormentata fino a terminare con alture di scarso rilievo o pianure mediamente ondulate. La geologia della zona mostra caratteri di maggiore uniformità nel settore occidentale dove prevalgono rilievi arenacei di tipo macigno o pietraforte, mentre nella parte orientale, in corrispondenza delle formazioni calcaree e argilloscistose appare più articolato e tormentato. I suoli sono a tessitura franco-limosa o franco-sabbiosa nella parte occidentale derivata dal macigno, dove la reazione è generalmente sub-acida ad alcalina, mentre sono a tessitura franco-argillosa a franco-limosa nella parte orientale derivata dalle formazioni calcaree dove la reazione è tendenzialmente alcalina. I suoli sono in generale non molto profondi, con un substrato roccioso in vari casi affiorante. Tutte queste caratteristiche hanno contribuito a rendere eccezionale il vino Morellino di Scansano DOCG, che possiamo gustare nelle aziende stesse oppure nei ristoranti, sia a km 0 che nelle città in cui abitiamo.
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